Diego Costantini
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​SULLE RIVE DELL' ADRIATICO 

Sulle Rive dell’Adriatico e Fisicittà, lavori consequenzialmente legati fra loro.

Entrambi vogliono esplorare la striscia di terra che unisce le città al mare Adriatico, nella costa Est del nostro paese. Un luogo che inevitabilmente influenza le vite e gli sguardi di chi lo abita: ostaggio delle masse di turisti durante l’estate, gode di una pace e un silenzio solenne quando lasciato solo. Un ciclo che si ripete, pienamente visibile solo per chi vive questa terra.

Il primo dei due lavori Sulle Rive dell’Adriatico (2017) esplora proprio le sensazioni che emergono da questo luogo dove «lo spazio è mutevole ma tutto appare fermo e senza tempo divendo così spazio autonomo […] dal carattere surreale». Gli scatti in bianco e nero, fortemente evocativi, esaltano in fotografia quella sensazione di distacco dal mondo, le emozioni e le riflessioni che emergono quando ci si rapporta con il mare. I soggetti umani si alternano ai paesaggi in quella che si struttura come una ricerca sul rapporto tra il fotografo e i luoghi che vive. Il risultato è quello di accompagnarci in un sogno, regalandoci quasi la sensazione di camminare a piedi nudi sulla sabbia bagnata.

Il secondo progetto Fisicittà (2019) è il passo successivo di Diego Costantini nella sua analisi di ricerca. Contrapponendosi immediatamente al primo lavoro, le fotografie abbandonano il bianco e nero e si concentrano sull’architettura del territorio, mettendo in secondo piano i soggetti umani; se il primo passo è stato analizzare come questo luogo influenzi l’uomo, ora lo sguardo si sposta sui segni che l’uomo lascia sullo spazio. Gli scatti non sono più istintivi, diventano studiati e ragionati. Alla ricerca di un equilibrio nei colori, nelle inquadrature e nei soggetti, il fotografo ritrova quella dimensione atemporale e statica nel moto continuo delle onde che caratterizzava anche il primo lavoro.
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«Sulle rive dell’Adriatico focalizza la sua attenzione nella terra di mezzo che divide le città adriatiche delle regioni centrali d’Italia dal mare, per raccontare nel contemporaneo come viene vissuto attraverso i suoi abitanti.
Le abitudini prima dell’estate, la pulizia delle coste, le prime installazione degli ombrelloni o il gelido inverno dove tutto sembra congelato in attesa della stagione estiva quando invece alcune spiagge ricominciano ad essere popolate da pescatori, surfisti e cittadini che abitano nei pressi della costa, lo spazio è mutevole ma tutto appare fermo e senza tempo divenendo così spazio autonomo dalla città dal carattere surreale
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Il primo progetto ha un approccio puramente istintivo e composto da scatti esclusivamente in bianco e nero mentre ad integrazione del suddetto progetto c’è Fisicittà, composta da scatti a colori, che invece cerca di catalogare le varie interpretazioni dell‘uomo di quel pezzo di terra dal punto di vista dell’architettura nel senso più ampio del termine, dai cambiamenti climatici e quindi riferita all’erosione, fino ai condoni dei palazzi sul mare e alle strutture temporanee costruite dai pescatori.»
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